L'Operazione Ataman in Friuli e lo sterminio dei cosacchi


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Il popolo cosacco è originario delle steppe tra Russia e Ucraina. Più che un vero e proprio gruppo etnico (era infatti composto in parte da slavi e in parte da tartari), era una comunità militare organizzata, con a capo un comandante, chiamato appunto ataman.
Ha sempre goduto di una certa autonomia, pur essendo stato quasi sempre sotto il controllo politico russo: non erano trattati come servi della gleba alla pari degli altri contadini, ma come uomini liberi (kazaki in russo, qazaq in tartaro significa uomo errante, libero, nomade): avevano colonizzato in autonomia le steppe e pretendevano che questa loro condizione fosse riconosciuta.
Questa loro relativa indipendenza perdurò sotto gli zar, in quanto avevano in comune la religione ortodossa e a livello politico erano considerati abili protettori dei confini; ma  terminò bruscamente con la Rivoluzione Russa. Durante la guerra civile i cosacchi si schierarono in buona parte nelle armate dei Bianchi (zaristi) contro i Rossi (bolscevichi), colpevoli di reprimere la religione e soprattutto le concessioni libertarie di cui il gruppo cosacco aveva beneficiato in precedenza. In seguito alla vittoria bolscevica, iniziarono ad essere perseguitati e molti emigrarono.


Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, parte dei cosacchi combatterono nell'esercito russo, ma molte divisioni di fanteria e di cavalleria, in particolare quelle che avevano combattuto nella guerra civile a fianco dell'antibolscevico generale Krasnov, preferirono appoggiare i tedeschi, confidando in una vittoria di Hitler contro Stalin e nel rovesciamento del regime comunista a loro inviso.
All'inizio Hitler non se ne curò molto, considerandoli pur sempre slavi e quindi inferiori rispetto ai tedeschi, ma dal 1942 in poi il peggioramento delle sorti della guerra rese prezioso anche il loro contributo.
Queste truppe cosacche entrarono a far parte della Wehrmacht come volontari stranieri e alcune divisioni nel 1944 confluirono in un apposito corpo di cosacchi alle dirette dipendenze della Waffen- SS (braccio militare delle SS naziste), formando il XV SS-Kosaken Kavallerie Korps.

Quando le controffensive dell'Armata Rossa e il nascere della Resistenza in Italia e in Jugoslavia cominciarono a creare preoccupazione, i cosacchi furono mandati verso ovest per contrastare i partigiani. Alcuni furono schierati in Jugoslavia contro la resistenza comunista di Tito, nella primavera del 1944 (operazione Rosselsprung) e poco più tardi in Carnia, contro la Resistenza locale asserragliata sulle montagne (operazione Ataman). In estate infatti in Carnia era stata proclamata la repubblica partigiana (agosto-ottobre 1944), uno dei primi esperimenti di governo repubblicano locale dopo la dittatura fascista, repressa nel sangue dai tedeschi. Serviva una forza che potesse controllare la zona.
Fu così che ai cosacchi fu garantito in caso di vittoria il possesso del territorio friulano in cambio del loro leale appoggio. Arrivarono quindi più di 25000 cosacchi con famiglie e cavalli al seguito, su treni merci e carri. Essi presero possesso del territorio, saccheggiarono quello che potevano saccheggiare, in particolare generi alimentari e utensili, e crearono dei veri e propri villaggi nei villaggi. In particolare il generale Krasnov in persona venne a stabilirsi nel piccolo centro di Verzegnis.
La convivenza con la popolazione non fu ovviamente facile, ma nemmeno particolarmente cruenta, anzi, in diversi casi si arrivò a una quasi "integrazione" tra i due popoli, nonostante che i cosacchi tendessero ad appropriarsi dei beni dei friulani per i propri bisogni, in particolare per il vettovagliamento. All'inizio mancavano di tutto, quindi l'unica soluzione era rubare ciò di cui avevano bisogno alla popolazione locale. Arrivarono perfino a requisire metà delle stanze di ogni casa, assegnandole alle proprie famiglie, instaurando una strana convivenza tra occupanti e occupati. Le comunicazioni scritte per fornire le regole della convivenza erano stampate in italiano, tedesco e russo.
Certo erano pur sempre forze militari durante una guerra, quindi non mancarono atti di violenza; essi vivevano come se effettivamente la terra friulana fosse diventata loro proprietà.  Il loro scopo era costruire la "Kosakenland in Norditalien", la terra cosacca del Nord Italia, una nuova patria al posto di quella che ormai non avevano più. I tedeschi infatti avevano promesso, nel caso non fosse stato possibile riconquistare la loro terra, di assegnare loro altri possedimenti dove vivere. Alcuni villaggi furono ribattezzati in cosacco, e diventarono simili a quelli della steppa, le cosiddette stanitze.
Dopo le difficoltà iniziali e il consolidamento, gli scontri più duri furono quelli con le forze partigiane. All'inizio i cosacchi affiancarono i tedeschi nella repressione, ma i partigiani avevano buoni rifugi in montagna e ben presto l'avanzata alleata mise fine alle speranze cosacche. La guerra era persa.

Il generale Krasnov alla fine diede l'ordine di ritirata verso l'Austria. Il popolo cosacco partì così come era arrivato pochi mesi prima, senonché stavolta non c'erano i treni: procedettero a piedi, in un lungo esodo che li vide arrivare a Lienz per arrendersi alle forze inglesi.
Gli Alleati li trattennero con promesse evasive di ricollocazione in altri paesi, ma in realtà alla Conferenza di Jalta, tenutasi nel febbraio 1945 tra Churchill, Stalin e Roosevelt, era già stato stabilito nei patti che ogni singolo prigioniero russo  sarebbe stato rimandato in madrepatria, anche contro la sua volontà. I cosacchi, in quanto nemici ed alleati di Hitler, erano già stati venduti.
Prima furono convocati gli ufficiali, privati delle armi e consegnati ai russi. Tutti finirono condannati a morte.
In seguito anche il popolo fu costretto con la violenza a salire sui treni di rimpatrio. Molti furono uccisi durante la ribellione. molti preferirono suicidarsi in massa nelle acque del fiume Drava piuttosto che finire di nuovo perseguitati dai bolscevichi. Chi tornò indietro trovò la strada spianata per la Siberia, dove finì nei gulag staliniani.
Solo pochissime persone riuscirono in qualche modo a fuggire, aiutati dalle popolazioni locali, e riuscirono a rifarsi una vita emigrando in altri paesi, anche lontani: gruppi di cosacchi ancor oggi son presenti negli Usa, in Sudamerica, Israele, Canada, Australia).

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Solo con la fine del regime comunista e le aperture di Gorbaciov è iniziata in parte la riabilitazione dei cosacchi, con la ritrovata possibilità di riunirsi in circoli e associazioni ed eleggere i propri ataman come un tempo. Nel 1992 Boris Eltsin emanò una legge a parziale risarcimento che consegnava loro le vecchie terre. Al momento, sotto Putin, hanno ottenuto in parte anche  l'antica dignità militare con la rinaascita della Guardia Nazionale Cosacca.

Quanto al Friuli, la memoria di quanto accaduto resta solo nelle persone più anziane. Per questo è bene non dimenticare del tutto questo strano esperimento della storia, in una regione che è sempre stata terra di confine tra la realtà europea, mediterranea e orientale e che ha visto come alla finestra prima crogioli di popoli andare d'accordo sotto l'egida dell'impero austroungarico, poi il conflitto etnico feroce della vicina terra slava.

Link correlati:

- Un romanzo storico che apre gli occhi su questa vicenda è "L'armata dei fiumi perduti" di Carlo Sgorlon. Premio Strega nel 1985, narra proprio la storia di Marta e dei suoi compaesani alle prese con l'invasione cosacca.

- Un sito che riporta moltissimi documenti, fonti e una ottima bibliografia sull'argomento è Carnia Libera 1944, una vera miniera per approfondire l'argomento. In particolare ottimo articolo questo di Pieri Stefanutti.

- Su Repubblica.it, nello speciale di avvicinamento al 25 aprile, è stato postato un video di un partigiano che racconta la lotta contro i tedeschi e i cosacchi in Carnia.




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